I Bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi agli Uffizi

Fig. 1

Fig. 1 Luca Giordano (Napoli 1632 – 1705) Sant’Andrea Corsini presentato dalla Vergine è accolto nella gloria celeste dalla Santissima Trinità (Gloria di Sant’Andrea Corsini) 1682 Bozzetto per la scena principale della cupola affrescata della cappella Corsini nella chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze Olio su tela, cm 130 x 96 Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture


Fig.5

Fig. 5. Taddeo Mazzi (Palagnedra, Canton Ticino 1676 – Firenze [?] tra il 1726 e il 1738). Manetto dell’Antella cede la carica di generale dei Servi di Maria a Filippo Benizzi ,1725 circa. Bozzetto relativo alla pala di Taddeo Mazzi, Vaglia (Firenze), santuario di Monte Senario, cappella del Beato Manetto. Olio su tela, cm 79 x 55. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture

Gli Uffizi e il territorio.

Bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi

per due grandi complessi monastici

 

Gli Uffizi, Sala del Camino

5 settembre – 15 ottobre 2017

 

Le Gallerie degli Uffizi presentano al pubblico con questa mostra due delle nuove acquisizioni più importanti operate nell’ultimo biennio: due bozzetti rispettivamente di Luca Giordano e Taddeo Mazzi,  preparatori di ben più ampie decorazioni ad affresco o su tela che si trovano in  complessi monastici di Firenze e del contado.

Legati il  primo (di Luca Giordano) agli affreschi della cappella Corsini nella basilica fiorentina di Santa Maria del Carmine (1682) e il secondo (di Taddeo Mazzi) a una pala realizzata per la cappella dell’Antella presso il santuario di Monte Senario (1725-1726), essi ribadiscono lo stretto rapporto che unisce il museo fiorentino al territorio: le due piccole tele infatti richiamano grandi cicli decorativi che fanno parte del tessuto storico e artistico della città e dei suoi dintorni e rappresentano, inoltre, un invito a visitare luoghi di grande fascino ma meno noti al grande pubblico.

Le qualità pittoriche presenti in entrambi i bozzetti confermano le ragioni della fortuna di un genere artistico apprezzato dal collezionismo per il formato ridotto e per quei caratteri di virtuosismo sintetico e di brio esecutivo propri delle opere ‘non finite’. «La prima di due mostre che aprono questo settembre e mettono sotto i riflettori i nuovi acquisti delle Gallerie degli Uffizi è dedicata a due “macchie”, “pensieri”, o “modelli”, uno del tardo Seicento, l’altro del primo Settecento, ovvero il periodo più caratteristico per la fortuna collezionistica di quel genere. Non è un caso: perché con essi si esemplifica molto bene uno degli aspetti cruciali del collegamento tra museo e territorio. Infatti, essendo parte del processo creativo all’interno della bottega dell’artista, dello sviluppo verso l’opera finale, pari ai disegni preparatori già collezionati da Giorgio Vasari nel suo leggendario Libro, il bozzetto si collega in maniera strettissima ad opere presenti in città e nei dintorni, opere che tuttavia non si possono spostare (come è il caso degli affreschi di una cupola) o non si devono traslocare (come è il caso di una pala d’altare dipinta per un insieme architettonico – decorativo)» (Eike D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi).

Per l’occasione, i due dipinti vengono accompagnati dagli autoritratti di Luca Giordano e di Taddeo Mazzi, presenti agli Uffizi già da epoca granducale, e da due ulteriori bozzetti storicamente in rapporto con le nuove acquisizioni. Nella Sala del Camino sono così esposti anche un altro bozzetto di Luca Giordano proveniente dalla Galleria Corsini sempre riferibile alla volta affrescata della grande cupola della cappella del Carmine con la scena dellaDedicazione della Cappella’ – nonché uno studio per l’affresco della volta della navata della chiesa di Montesenario, dipinto nel 1718 da Anton Domenico Gabbiani, di proprietà invece delle Gallerie degli Uffizi.

Quando il pittore napoletano Luca Giordano ( 1632 – 1705) arrivò a Firenze nel 1682 per il suo secondo soggiorno in città era già un pittore celebre e ricercato. I cugini Bartolomeo e Neri Corsini, membri di una delle più eminenti famiglie fiorentine, gli avevano commissionato un’imponente opera ad affresco per decorare la grande cupola della cappella di famiglia nella basilica di Santa Maria del Carmine. Le pitture dovevano celebrare l’antenato Andrea Corsini, carmelitano e vescovo di Fiesole, che nel 1629 era stato canonizzato. Il soggetto scelto con Sant’ Andrea Corsini viene accolto nella gloria celeste dalla santissima Trinità fu sviluppato da Luca Giordano con piena sensibilità barocca dilatando pittoricamente lo spazio della cupola e popolandolo di una folla di personaggi raffigurati in una straordinaria varietà di pose e volti.

Le fonti antiche ricordano che tre accurati bozzetti furono realizzati nei primi mesi del 1682 da Giordano come elaborazioni o ‘pensieri’ relativi agli affreschi della cupola. Uno di essi, proprio quello raffigurante la scena principale con il Santo Corsini che ascende al cielo, da molti decenni era considerato disperso. Ricomparso sul mercato antiquario in occasione della Biennale dell’Antiquariato del 2015, il bozzetto di Luca è stato nel 2016 acquistato delle Gallerie degli Uffizi per conservare al patrimonio pubblico questa preziosa testimonianza legata alla maggior impresa barocca degli ultimi decenni del Seicento a Firenze.

Nativo di Palagnedra (Svizzera) Taddeo Mazzi venne accolto nel 1694, appena diciottenne, nella compagnia di San Carlo Borromeo di via dei Calzaioli, naturale riferimento per la cospicua comunità lombarda che a Firenze vedeva presenti altri artisti ticinesi, specialmente stuccatori. Con loro il pittore lavorò all’impresa decorativa della cappella dedicata a Manetto dell’Antella, presso il santuario servita di Monte Senario, dove realizzò gli affreschi della cupola e la pala d’altare il cui bozzetto è esposto in mostra. Per il piglio esecutivo della pittura raggrumata e veloce la teletta lo rivela efficace rappresentante della cultura figurativa fiorentina del primo Settecento, attento inoltre alla tradizione del secolo precedente come suggerisce la composizione arcaizzante, confrontabile con i dipinti di un’altra cappella legata sempre ai dell’Antella, alla Santissima Annunziata, chiesa appartenente al medesimo ordine dei Servi di Maria. Databile al 1726 l’opera si pone a chiusura di un’attività del Mazzi dedita in esclusiva a soggetti di argomento religioso, che lo documenta in contatto anche con l’ambiente del granduca Cosimo III e della figlia Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina. Di quest’ultima, presso la villa della Quiete, si conserva un ritratto di mano dell’artista che la raffigura in veste di Sant’Anna: un omaggio al nome proprio della principessa e alle doti di devozione dell’ultima Medici, che volle legare a Firenze il patrimonio artistico della famiglia tutt’ora proprietà dei nostri musei.

La mostra a cura, come il catalogo edito da Giunti, di Alessandra Griffo e Maria Matilde Simari, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.


“Macchie” del territorio

Eike D. Schmidt

Direttore delle Gallerie degli Uffizi

Aveva visto bene il granduca Pietro Leopoldo di Toscana, quando nel 1769 da Firenze lanciò la madre di tutte le riforme museali, elemento iniziale della grande riforma dello Stato che dalla valorizzazione di educazione e ricerca portò alla fioritura culturale ed economica di tutto il territorio toscano: l’acquisizione di opere d’arte è compito essenziale di ogni museo vivo, che raccoglie le ricchezze artistiche delle civiltà del passato e del presente, da una parte ai fini della ricerca e dell’attualità della promozione culturale, dall’altra per comunicarne il senso più profondo ai visitatori.

Pietro Leopoldo non soltanto raddoppiò lo spazio espositivo delle Gallerie degli Uffizi (un’operazione che continua oggi, estendendo le aree museali degli Uffizi al piano mezzano e al piano terra, mentre a Palazzo Pitti, dopo aver aggiunto sale e depositi al Museo della Moda e del Costume, ci si accinge a raddoppiare quelli del Tesoro dei Granduchi e ad istituire ex novo gli ambienti del Museo delle Carrozze e del Museo degli Arazzi). Avendo a disposizione palazzi e saloni, una riforma non sarebbe stata tale se si fosse limitata ad ampliare l’offerta in termini di superficie. Infatti, in parallelo, il granduca lorenese arricchì le raccolte degli Uffizi grazie ad acquisti importanti di opere, addirittura di intere collezioni. Seguendo il virtuoso esempio degli avi più illuminati, appena iniziata l’autonomia speciale delle Gallerie degli Uffizi, si è subito provveduto a utilizzare una parte dei proventi dei biglietti per aggiungere opere importanti alle raccolte, cercando di colmare le poche lacune, e garantire al pubblico il godimento di preziosi documenti figurativi che ancora mancano alle collezioni.

In occasione e in anticipazione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato, che si terrà a Palazzo Corsini dal 23 settembre al 1° ottobre 2017, le Gallerie degli Uffizi presentano in due mostre alcune delle acquisizioni più importanti dell’ultimo biennio: quella dedicata al doppio ritratto dei figli del granduca Pietro Leopoldo di Toscana, Federico e Maria Anna di Lorena, di Anton Raphael Mengs (Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 18 settembre 2017 – 7 gennaio 2018), e la presente esposizione, con bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi per complessi monastici locali, un piccolo gioiello che riunisce opere connesse ai bozzetti e gli autoritratti degli artisti. Il bozzetto di Luca Giordano, tra l’altro, venne presentato al mondo degli studi e dei collezionisti appunto nell’ultima edizione della Biennale dell’Antiquariato fiorentino, nel settembre 2015, e il suo acquisto mi fu proposto e caldeggiato proprio dal funzionario responsabile in uscita, Antonio Natali. La prima mostra delle Gallerie che mette sotto i riflettori i nuovi acquisti è dunque dedicata a due “macchie”, “pensieri”, o “modelli”, uno del tardo Seicento, l’altro del primo Settecento, ovvero il periodo più caratteristico per la fortuna collezionistica di quel genere. Non è un caso: perché con essi si esemplifica molto bene uno degli aspetti cruciali del collegamento tra museo e territorio. Infatti, essendo parte del processo creativo all’interno della bottega dell’artista, dello sviluppo verso l’opera finale, pari ai disegni preparatori già collezionati da Giorgio Vasari nel suo leggendario Libro, il bozzetto si collega in maniera strettissima con opere presenti in città e nei dintorni, opere che tuttavia non si possono spostare (come è il caso degli affreschi di una cupola) o non si devono traslocare (come è il caso di una pala d’altare dipinta per un insieme architettonico – decorativo). Eppure il bozzetto, pur richiamando queste realtà, di per sé non ha avuto mai altra sede se non la mente, la bottega e la personale raccolta di opere dell’artista, oppure in maniera secondaria la collezione di un amante del genere, particolarmente attratto dagli aspetti più intimi del procedimento creativo e dal carattere “non finito” di queste reliquie del pensiero artistico. A Firenze, il protagonista e il pioniere di questo tipo di interessi – assolutamente in anticipo sui tempi – fu il cardinal Leopoldo de’ Medici, il cui quattrocentesimo compleanno celebriamo quest’anno, che agli Uffizi istituì la collezione dei disegni e con uno spirito analogo fondò anche la famosa collezione degli autoritratti. Con l’acquisto dei due bozzetti di Luca Giordano e del ticinese toscanizzato Taddeo Mazzi s’intende altresì proseguire su questo solco, e invitare i visitatori da un canto a calarsi nella mente dei due artisti nel momento della contemplazione museale delle opere, dall’altro a recarsi alla cappella Corsini in Santa Maria del Carmine e al santuario servita di Monte Senario a Vaglia, per assimilare tutta la bellezza delle opere finali (e molto più grandi) in loco. Sarà un cimento straordinario, intellettuale e fisico, dall’idea iniziale alla realizzazione pubblica, dallo spazio chiuso del museo alla città aperta, e al meraviglioso contado con le sue ricchezze nascoste.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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