Lara-Vinca Masini su Antonio Bueno

8. AB Nudo Con Fiori

Dalla presentazione della mostra alla Galleria L’Indiano, Firenze 1970

Ingres da un lato, Pascin dall’altro sono, a mio avviso, i termini di confronto a « monte », dal mondo pittorico di Antonio Bueno: una fedel­tà malgré lui, alla forma, come unica espres­sione « libera » dell’artista, come unica salvez­za e possibilità di autonomia dell’arte, in quan­to, ancora, creatrice di forme; e la cosciente, internazionale — talvolta persino un po’ maso­chista — volontà di distruzione, di défiguration della forma stessa in un disfacimento che, in Pascin, è il risultato diretto del completo sfa­celo di una società sulla quale incombe la tra­gedia di una guerra. Né possiamo dire, ancora, che cosa ci sia riservato nella contrazione vio­lenta della nostra condizione attuale, in un mon­do in cui la scienza, nonché l’arte, divengono quasi sempre, senza possibilità di scampo, stru­menti del sistema distruttivo della società. Ingres resta, per Bueno, un punto di riferimen­to come simbolo della volontà di resistenza di un mondo amato come un’ultima età dell’oro.

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Marco Beconcini al Palazzo Ghibellino di Empoli


 

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Ritrovarlo dopo 50 anni, è stato fantastico. Tutti e due con il delirio degli anni addosso, ma rimasti uguali. Lui in più dipinge acquarelli, è un pittore. Ma è anche un filosofo di vita, e di luce e di spazio. La meraviglia salverà il mondo, e ci lega all’infinito, mi fa, socchiudendo gli occhi.

Questi acquarelli sono carte d’alchimia, il risultato d’incontri fra le trame mai uguali della carta Fabriano, i canali millesimali dove le acque intrise di colore vanno a cercare le loro strade. E dove si fermano e si lasciano morire nell’asciugarsi sul foglio.

C’è il mare, preso d’orizzonti senza la fine, appena illuminato da una vela lontana, o l’intrico dei tetti, roventati dal sole toscano.

E il cavaliere in cerca della sua dama, che si staglia verticale su orizzonti lontani.

Perchè questa tecnica, difficile a domarsi, più instabile di altre, più trasportabile all’aperto, come sapeva bene un Turner, che con la cassettina di colori girò il mondo intero.

Perchè quando lavoro non sono mai solo. C’è una presenza con me. Forse il Dio degli uomini, che mi assiste guidando il moto del caso, che è ha le sue leggi che ancora non conosciamo.

E la firma che metto alla fine è come una liberazione, che certifica un equilibrio raggiunto.

E c’è anche piazza dei Leoni, che è appena fuori l’antico Palazzo, vista in un controluce viola sul bianco dei marmi sulla Collegiata.

Paolo Pianigiani, settembre 2016


Il ritorno di Ardengo…

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Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze

Scoperte e massacri

 Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi

27 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

 

La donazione di un autoritratto di Ardengo Soffici, da parte degli eredi del grande artista ed intellettuale toscano, agli Uffizi (Ardengo Soffici, Autoritratto, 1949, Firenze, Galleria degli Uffizi), ha stimolato l’idea di una mostra su questa figura di pittore, scrittore, polemista e critico d’arte, puntando l’attenzione in particolare sugli anni che lo videro assumere un ruolo di assoluto protagonista nell’aggiornamento della cultura figurativa italiana. E’ infatti da tempo riconosciuto che gli scritti di Soffici pubblicati tra il primo e il secondo decennio del Novecento e le iniziative culturali da lui sostenute e organizzate (come la Prima Mostra italiana dell’Impressionismo allestita a Firenze nel 1910) costituirono un momento decisivo per lo svecchiamento e il rinnovamento dell’arte in Italia.

 

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Cosimo in Olanda

Cosimo Rosselli, Adorazione del Bambino con due Angeli e San Giovannino

Amsterdam, Rijksmuseum

Scheda dell’Opera da: Cosimo Rosselli, Catalogo Ragionato, di Edith Gabrielli, 2007

Il tondo, sicuramente destinato alla devozione domestica, passa in successione nelle mani di H. Grundhas a Me naco e di Julius Wilhelm Edwin vom Rath ad Amsterdam, il quale nel 1941 lo lascia al Rijksmuseum. La Madonna con le mani giunte prega in ginocchio dinanzi al Bambino che, adagiato su un lembo del suo manto e una fascina di paglia, è retto da un angelo alato. A sinistra, un secondo angelo presenta san Giovannino, ugualmente in ginocchio e con la croce astile in mano. La scena si svolge su un prato disseminato di piante, fiori e paglia, davanti alla capanna della quale si scorge una delle colonne e parte del tetto in paglia: al suo interno vi è san Giuseppe in ginocchio, con il bastone e…

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Prima di Mino e Cosimo…

baldovinetti_alessio

Da “Ora et Labora”,

di Luciano Artusi e Antonio Patruno

Semper Editore, 1996

Ammiriamo adesso, tra il portone d’ingresso e il primo altare, una bella tavola centinata a tutto sesto di Alessio Baldovinetti (che la dipinse tra il 1470 e il 1473) riproducente una Schiera di Angeli in adora­zione con i Santi Giovanni Battista, Caterina, Lorenzo e Ambrogio, che circondano una Natività raggian­te realizzata nel 1485 da Giovanni di Michele Scheggini da Larciano detto il Graffione1, discepolo del Baldovinetti stesso.

Il pregevole dipinto eseguito a olio su tavola, mostra al centro la Madonna in veste rossa e manto azzurro, inginocchiata ed adorante il divin Bambino, nudo disteso con un ditino in bocca. Ai lati, sulla sinistra San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria, sulla destra San Lorenzo e, in primo piano, Sant’Ambrogio con il bastone ricurvo che rappresenta il simbolo dell’autorità vescovile. In alto al centro, fra un…

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Ora et Labora, il libro di S. Ambrogio

Per raccontare servono i libri. Su l’affresco di Cosimo Rosselli in Sant’Ambrogio ce ne sono tanti, ma quelli dove si trovano notizie certe e utili a comprendere come e perchè sia nato questo capolavoro sono pochi.

Questo è uno dei migliori: edito nel 1996, da SEMPER editore, a cura di Luciano Artusi e Antonio Patruno, con Enrica Pellegrini e Laura Raspigni.

C’è tutta la storia della Chiesa conventuale di S. Ambrogio, degli uomini e delle donne che qui han messo le loro passioni e la loro vita. Ci sono le lotte, senza spargimento di sangue, ma non per questo meno cruente, fra le monache di San Benedetto e il resto del mondo.

Gli autori poggiano i loro scritti su documenti e ricordi, vivissimi nel quartiere ancora oggi.

E la storia scorre, implacabile, fra le vicende degli uomini, fino ai giorni nostri. Ora et Labora, recita il mantra di San Benetetto…

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Madonna in gloria a Sant’Ambrogio

Cosimo Rosselli e Bottega: Madonna in trono con Angeli e Santi

Fu il priore Francesco della Torre, a lasciare per testamento i soldi per far eseguire questa tavola. Le monache scelsero Cosimo Rosselli come pittore, che già conoscevano bene per l’affresco del Miracolo e altri lavori. Il contratto per la Pala, come è annotato nel Libro Debitori e Creditori del Convento, fu firmato il 3 novembre 1498. L’importo era di 40 ducati, “salvo l’oro che vi andrà nell’ornamento”, che fu fornito direttamente dalle suore. Il saldo avvenne nel luglio 1501.


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Federico Zeri per Cosimo Rosselli al MET

Federico Zeri, abitazione, Mentana 1990 Federico Zeri, Mentana 1990 – dal sito dell’Accademia di Carrara

Federico Zeri, in collaborazione con Elizabeth Gardner, pubblicò il catalogo della pittura Italiana del Metropolitan Museum di New York. Nel primo volume, uscito nel 1971, sono descritte le due opere di Cosimo.


Traduzione dall’inglese di Paolo Pianigiani

Cosimo Rosselli

Nato nel 1439; morto nel 1507. Cosimo Rosselli fece il suo apprendistato nella bottega di Neri di Bicci, imparando una tecnica solida e affinando le sue capacità che contraddistinguono le sue molte opere esistenti. Cosimo era un artista di poca originalità, e il suo stile è essenzialmente una combinazione di motivi provenienti dalle opere di vari contemporanei, in particolare Gozzoli, Baldovinetti, Verrocchio, Ghirlandaio. La sua attività ha avuto una durata di quasi mezzo secolo. Per la maggior parte della sua vita è rimasto a Firenze, anche se è stato chiamato a Roma nel 1481 per lavorare nella Cappella Sistina…

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