LA CROCIFISSIONE BIANCA DI MARC CHAGALL

Marc Chagall

DALLA MOSTRA DI PALAZZO STROZZI AL BATTISTERO DI SAN GIOVANNI

IN OCCASIONE DEL V CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE A FIRENZE

La grande mostra Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana attualmente in corso a Palazzo Strozzi fino al 24 gennaio 2016 è un evento eccezionale, che vede la presenza di opere straordinarie provenienti da importanti musei internazionali, mai esposte prima in Italia, come la Crocifissione bianca di March Chagall proveniente dall’Art Institute of Chicago, opera emblematica del dialogo interreligioso tra Cristianesimo e Ebraismo, e l’opera d’arte che l’ancora Cardinal Bergoglio ha dichiarato essere la sua preferita.

Curata da Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi e Carlo Sisi, l’esposizione nasce da una collaborazione della Fondazione Palazzo Strozzi con l’Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, l’Arcidiocesi di Firenze e i Musei Vaticani e si inserisce nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale, che si terrà a Firenze tra il 9 e il 13 novembre 2015.

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Alla riscoperta di Piero Gambassi: gli inizi…

Piero Gambassi, pittore (1912-2002)

1942

La redazione ringrazia Marco Gambassi, per averci dato la possibilità di esaminare e pubblicare l’intero archivio fotografico delle opere di Piero Gambassi.

Pubblichiamo alcune rare riproduzioni dei primi lavori documentati, databili dagli anni 40 fino agli anni 50.

La ricerca geometrica spaziale, la divisione dello spazio del quadro con linee e tracciati armonici, ci parlano delle sue ricerche iniziali, tese a recuperare forme elementari, disposte nello spazio astratto in equilibri matematici.

(p.p.)

Dall'archivio

Dall’archivio “Piero Gambassi”


Gli uomini e l’Opera: un libro…

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OPERA VIVA. GLI UOMINI E LA STORIA

Opera viva è il titolo della mostra fotografica che, dal 7 novembre all’8 dicembre 2015,si terrà nel nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, negli spazi dedicati alle esposizioni temporanee.E’ anche il titolo del libro che sarà donato a Papa Francesco nel giorno della sua visita a Firenze, il prossimo 10 novembre e il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza all’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.

La mostra rende omaggio all’Opera di Santa Maria del Fiore e alle sue maestranze attraverso 96 ritratti, in grande formato bianco e nero, del fotografo Michele Pecchioli. Per la prima volta il pubblico potrà conoscere i volti e le storie delle persone impegnate nella straordinaria azione collegiale di conservazione del patrimonio artistico e culturale della Cattedrale di Firenze. Continua a leggere

Emilio Mancini: Intorno a Ferruccio Busoni

Intorno a Ferruccio Busoni

Miscellanea della Valdelsa, n. 119/120, pp. 125-127. Anno 1933

Dall’Archivio della Famiglia Mancini di Firenze

La redazione ringrazia Andreina Mancini per averci dato il permesso

di pubblicare alcuni articoli di Suo Padre, Emilio.

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Ferruccio Busoni è all’ordine del giorno. Ci piace spigolare qual­che notizia su di lui apparsa in recenti pubblicazioni.

Francesco Monotti, per esempio, traccia un Ricordo di Ferruccio Busoni sulla rassegna milanese Comoedia (15 ott-15 nov.1932). Ivi, in un’intervista coll’insigne pianista polacco Zadora, discepolo del Busoni, è rievocata la figura del Maestro empolese, popolarissimo a Berlino per il suo famoso panciotto multicolore, il suo umore brioso, la sua passione per il bigliardo e quella pei bei libri. Del brillante articolo illustrato ci limitiamo a riportare la fine, in cui Zadora così conclude i suoi ricordi:  Busoni, morto nel 1924, sessantenne appena, è rimasto sino agli ultimi istanti della sua vita indiscutibilmente e solamente italiano, con un affetto e una nostalgia per il suo paese che forse solo i connazionali che l’avvicinavano potevano esattamente misurare. So che il suo lunghissimo soggiorno in Germania gli ha in parte nociuto presso certi italiani d’Italia, che han creduto vedere in lui un transfuga, un rinunciatario. Quale errore! L’arte segue certe sue necessità, certe sue correnti ideali che il voler comprimere sarebbe come il voler uccidere. Busoni trovò in Germania e specialmente a Berlino, quel clima spirituale, quel calore di consensi, quelle possibilità di vita, senza le quali probabilmente egli non sarebbe mai diventato l’impareggiabile Maestro che tutti ricordiamo, non avrebbe mai potuto onorare in questo modo il genio del suo paese e della sua razza. È vero. Busoni non era chauviniste. Si divertiva anzi a canzonare il patriottismo musicale e comico di un suo vecchio educatore, che gli aveva insegnato a credere che le « Nozze di Figaro » fossero state rubate dal « Matrimonio segreto » di Cimarosa, che gli ultimi episodi del « Faust » altro non fossero che imitazioni della « Divina Commedia », che il meglio di Bach fossero composizioni all’italiana, e che nessun straniero avrebbe mai potuto battere il record di Rossini, che aveva scritto il « Barbiere » in 21 giorni. Ma, esagerazioni a parte, guai poi a toccargliele quelle opere sacre al genio del suo popolo  L’Italia ha dato Busoni al mondo: è un fatto che tutti le riconoscono, anche se vari lieviti hanno operato in lui, han contribuito a produrre in lui quel raro miracolo che è l’arte. L’arte genera altra arte, la bellezza chiama la bellezza. Questa era l’idea fissa del maestro. Io credo che fra due grandi civiltà quali l’italiana e la tedesca, Busoni non può rappre­sentare che un altro ponte d’ unione, mai un germe di discordia. Continua a leggere