LA CROCIFISSIONE BIANCA DI MARC CHAGALL

Marc Chagall

DALLA MOSTRA DI PALAZZO STROZZI AL BATTISTERO DI SAN GIOVANNI

IN OCCASIONE DEL V CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE A FIRENZE

La grande mostra Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana attualmente in corso a Palazzo Strozzi fino al 24 gennaio 2016 è un evento eccezionale, che vede la presenza di opere straordinarie provenienti da importanti musei internazionali, mai esposte prima in Italia, come la Crocifissione bianca di March Chagall proveniente dall’Art Institute of Chicago, opera emblematica del dialogo interreligioso tra Cristianesimo e Ebraismo, e l’opera d’arte che l’ancora Cardinal Bergoglio ha dichiarato essere la sua preferita.

Curata da Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi e Carlo Sisi, l’esposizione nasce da una collaborazione della Fondazione Palazzo Strozzi con l’Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, l’Arcidiocesi di Firenze e i Musei Vaticani e si inserisce nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale, che si terrà a Firenze tra il 9 e il 13 novembre 2015.

Il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha negli eventi collaterali un’espansione che lo completa e lo estende a tutti sul piano culturale. Questo rapporto troverà un esplicito anello di congiunzione nella presenza della “Crocifissione bianca” di Marc Chagall in Battistero dove è stata trasferita eccezionalmente da Palazzo Strozzi per dare la possibilità ai delegati partecipanti di poter ammirare questa straordinaria opera il 10 novembre, giorno della visita a Firenze di papa Francesco.

Questo il dono che Firenze farà ai convegnisti e a Papa Francesco che entrando nel Bel San Giovanni potranno confrontarsi con la continuità della rappresentazione di Cristo lungo i secoli come volto dell’umano.

Il dipinto, evocazione dolorosa della persecuzione degli ebrei culminata nella “Notte dei Cristalli” del 9 novembre 1938, dialogherà con i mosaici del ’200 della cupola e dell’abside, rappresentando così l’unità del messaggio fra l’arte antica e quella moderna, la stessa tensione degli artisti di tutti i tempi verso la trascendenza.

SCHEDA DELL’OPERA

Marc Chagall (Moishe Segal; Vitebsk 1887-Saint-Paul-de-Vence 1985) Crocifissione bianca 1938, olio su tela. Chicago, The Art Institute of Chicago, 1946.925, dono di Alfred S. Alschuler, inv. 1946.925

Il dipinto è il primo, il più significativo e quello di più ampio formato, di una serie di opere di Chagall sul tema della Crocifissione. L’anno, 1938, e il momento in cui è stato eseguito – quello della “Notte dei cristalli”, tra il 9 e 10 novembre – trasforma l’opera in un atto di denuncia. L’artista tramuta il tradizionale soggetto dell’iconografia cristiana del Christus patiens in lirica testimonianza della condizione degli ebrei, presentando Gesù come martire e simbolo della sofferenza del proprio popolo. Chagall sostituisce il tradizionale perizoma con un tallit, lo scialle da preghiera, la corona di spine con un copricapo di tessuto, e agli angeli che abitualmente lo circondano esprimendo dolore, fa subentrare tre anziani e una figura femminile in abiti tradizionali. La parte centrale della raffigurazione è illuminata da  un chiaro raggio luminoso, una luce bianchissima e divina che proviene dall’alto. La croce, cui è appoggiata una scala, è priva del braccio superiore e del consueto cartiglio, ma il titulus crucis compare sul legno per esteso in ebraico del color del sangue, mentre I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum) è tracciato in lettere gotiche a richiamare visivamente i messaggi antisemiti dei nazisti. Una menorah occupa la parte centrale, sotto la croce. Ai lati incombono le devastazioni: sulla destra un nazista sta appiccando il fuoco al velo di una sinagoga ormai in fiamme, l’arca è rotta, sedie e libri di preghiera giacciono sulla strada, un rotolo della Torah sta bruciando e un vecchio, in abiti verdi e berretto azzurro, fugge con un ingombrante sacco in spalla, mentre una madre cerca di confortare il suo bambino. Alla sinistra della croce i combattenti dell’Armata Rossa (una presenza interpretata anche come segno di speranza) si avvicinano a un villaggio capovolto, saccheggiato e in fiamme. I profughi che l’hanno abbandonato fuggono su una nave, mentre tre figure barbate, una delle quali stringe la Torah, si allontanano a piedi.

Dopo aver ultimato l’opera, firmata e datata in basso a destra, Chagall ha modificato alcuni dettagli, eliminando l’iscrizione «sono un ebreo» dalla targa bianca appesa al collo dell’uomo in primo piano, e una svastica dalla figura minacciosa all’esterno della sinagoga. Una scelta dovuta probabilmente al tentativo di proteggere dalle persecuzioni naziste sé stesso e la galleria parigina in cui fu esposta l’opera la prima volta (The Art Institute of Chicago 1996, p. 78). Collegando il martirio di Gesù alla persecuzione degli ebrei, e la crocifissione agli eventi contemporanei, l’opera identifica i nazisti con gli aguzzini di Cristo. Scrive Chagall: «Non hanno mai capito chi era veramente questo Gesù. Uno dei nostri rabbini più amorevoli che soccorreva sempre i bisognosi e i perseguitati. […] Per me è l’archetipo del martire ebreo di tutti i tempi». L’artista è ritornato più volte nelle proprie opere sul rapporto tra ebrei e cristiani, ed è forse proprio il forte dialogo interreligioso che lo anima, a farne l’opera preferita da papa Bergoglio (Papa Francesco: il nuovo papa si racconta 2013).

[scheda in catalogo di Ludovica Sebregondi]


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