Leonardo e i suoi libri

Premessa

di Paolo Galluzzi

Direttore del Museo Galileo

Nonostante amasse definirsi “omo sanza lettere”, Leonardo non si limitò a trarre insegnamento dall’indagine diretta dei fenomeni di natura. Dedicò non minore attenzione al dialogo con gli autori, antichi e moderni. Negli anni della maturità era divenuto non solo un appassionato lettore, ma anche un insaziabile cacciatore di libri e manoscritti,che concepiva come mappe sulle quali erano segnati sentieri di conoscenza dalla cui esplorazione trarre ispirazione per tracciare percorsi nuovi e meglio illuminati. Alla fine della propria esistenza, arriverà a possedere quasi duecento opere, una biblioteca straordinaria per un ingegnere-artista del Quattrocento.E di questi volumi registrò nei propri manoscritti puntuali inventari per avere certezza di rientrarne integralmente in possesso al momento di ritirarli dai depositi nei quali li aveva lasciati prima di intraprendere uno dei continui viaggi che scandirono la sua esperienza di vita.

Della biblioteca di Leonardo non rimane purtroppo traccia. Un solo esemplare è sopravvissuto alla sua dispersione post mortem:  il Trattato di architettura e macchine di Francesco di Giorgio Martini, lo splendido manoscritto pergamenaceo conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, sul quale Leonardo ha vergato dodici postille autografe.

Questa mostra propone, per la prima volta, la ricostruzione integrale della biblioteca di Leonardo, delineandola sua progressiva formazione a partire dal precoce incontro con il mondo dei libri e della parola scritta (Dante, Ovidio), attraverso la lettura delle opere di autori contemporanei affermati (Alberti, Toscanelli, Pacioli), fino alla fascinazione della maturità per i testi classici e medievali di letteratura, di scienza e di architettura (Archimede, Vitruvio, Plinio, Alberto di Sassonia, ecc.).

Nella mostra sono esposti preziosi manoscritti e incunaboli presenti negli elenchi vergati da Leonardo. Applicazioni multimediali consentono non solo di sfogliarli, ma anche di individuare i passi dei codici vinciani nei quali rimangono tracce del loro utilizzo.

Realizzata grazie alla collaborazione di un’équipe internazionale di specialisti, la ricostruzione dell’intera biblioteca di Leonardo sarà contestualmente pubblicata online nella biblioteca digitale del Museo Galileo. E costituirà a lungo una risorsa inestimabile per lo sviluppo degli studi vinciani.


Leonardo e i suoi libri

di Carlo Vecce

Quando avvenne il primo incontro di Leonardo con i libri? Probabilmente molto presto, durante l’infanzia e l’adolescenza a Vinci. La sua era una famiglia di notai fin dagli inizi del Trecento, e i notai erano i depositari di una cultura scritta che doveva garantire il valore legale di atti pubblici: compravendite di terreni o immobili, prestiti, matrimoni, testamenti, successioni. Leonardo, figlio illegittimo del giovane notaio ser Piero (dimorante a Firenze per l’esercizio della sua professione), fu in realtà educato dal nonno Antonio (non notaio ma mercante), che ebbe cura di registrare la nascita del nipote sull’ultimo foglio di un protocollo notarile di suo padre ser Piero di ser Guido: una pagina che per Antonio era una sorta di Libro di ricordi, perché, a distanza di molti anni, l’aveva utilizzata per annotare le nascite dei propri figli, Piero (1426), Giuliano (1428, ma morto poco dopo), Violante (1433) e Francesco (1436):

1452 / Nachue un mio nipote figliuolo di ser Piero mio figliuolo a dì 15 d’aprile in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome Lionardo. Batezollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, Papino di Nanni Banti, Meo di Tonino, Piero di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigho di Giovanni Tedescho, monna Lisa di Domenicho di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Nicholosa del Barna, mona Maria figliuola di Nanni di Venzo, monna Pippa (di Nanni di Venzo) di Previchone[1].

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