Giuliano agli Uffizi

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Giuliano da Sangallo

Disegni degli Uffizi

Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

Sala Edoardo Detti e Sala del Camino

16 maggio – 20 agosto 2017

Le Gallerie degli Uffizi dedicano una mostra a Giuliano Giamberti, più noto come Giuliano da Sangallo (attivo dagli anni Sessanta del Quattrocento fino alla morte, avvenuta nel 1516), figura chiave e protagonista del Rinascimento italiano e il primo di cui sopravvive una raccolta di disegni di architettura, custodita e curata dai suoi eredi.

I disegni selezionati per l’esposizione non solo gettano luce sullo sviluppo dei peculiari metodi tecnici e grafici di Sangallo, ma più in generale su quelli più diffusi e condivisi nel periodo compreso tra gli ultimi decenni del Quattrocento e la fine del secondo Rinascimento.

Architetto di Lorenzo il Magnifico e dei papi Giulio II della Rovere e Leone X Medici, è infatti fra i più importanti disegnatori di architettura della sua epoca. A dimostrarlo senza ombra di dubbio – oltre ai preziosi codici antiquari di Siena e dell’Apostolica Vaticana, rispettivamente il Taccuino Senese e il Libro dei Disegni, consultabili in mostra in formato digitale -, è proprio l’eccezionale corpus grafico conservato agli Uffizi. La poliedrica attività del primo dei Sangallo ha infatti lasciato traccia in numerosi fogli storicamente attribuitigli in collezione, accostati nella sede dell’esposizione ad altri prodotti della sua allargata bottega familiare e di autori a lui contemporanei.

Questi disegni, come ben illustrato nelle varie sezioni della mostra, ne documentano il lavoro come architetto militare e grande innovatore dell’architettura civile e religiosa; lo strettissimo rapporto intellettuale con i committenti; l’incessante pratica dello studio dell’antico, riverberatasi nella formazione di tutti i suoi collaboratori, e la continuità assicurata al suo magistero dagli eredi più diretti; le sperimentazioni condotte negli anni romani del confronto con Bramante, specialmente sul cantiere cruciale della basilica di San Pietro; l’intreccio fra composizione e invenzioni figurative, culminante nell’episodio finale del concorso per la facciata della basilica fiorentina di San Lorenzo; infine, la produzione come disegnatore di figura e le diverse inclinazioni verso altri artisti del suo tempo, in particolare Botticelli, come illustra un dipinto di bottega del pittore proveniente dalla National Gallery di Londra, possibile esempio del collezionismo privato di Giuliano da Sangallo.

Ai fogli degli Uffizi è inoltre affiancata una testimonianza unica delle tecniche progettuali tra Quattro e Cinquecento lasciataci dallo stesso autore: il modello ligneo di palazzo Strozzi a Firenze.

L’eloquenza grafica di Giuliano da Sangallo restituisce, nei manufatti esposti, un’immagine seducente dell’architettura rinascimentale: erudita, raffinata ed eminentemente disegnata, in una personale accezione di ritorno all’antico, che è anche della sua opera costruita.

Il catalogo che accompagna la mostra – di taglio monografico, ma strutturato di volta in volta per sezioni tipologiche o relative alla biografia artistica di Sangallo – propone una sostanziale revisione del corpus storicamente attribuito all’artista.

Emerge così l’importanza del ruolo della sua bottega e in particolare della figura del fratello Antonio il Vecchio, alla cui mano sono restituiti numerosi fogli; viene inoltre confermata la nuova attribuzione a Giuliano da Sangallo di un foglio recuperato di recente nelle ricerche dei curatori della mostra. Sui disegni di assegnazione certa, i saggi esercitano un grosso sforzo interpretativo, per restituire l’immagine di dettaglio delle architetture lì delineate, in rapporto all’opera costruita di Sangallo.

In aggiunta, il catalogo (e di conseguenza la mostra) recuperano il rapporto strettissimo tra produzione grafica per l’architettura e disegno figurativo, nella Firenze a cavallo di Quattro e Cinquecento: non solo con la sottolineatura del ruolo degli ampi brani di scultura previsti da Giuliano da Sangallo per suoi progetti, ma anche con la riconsiderazione parallela del corpus di figura, con una nuova proposta di identificazione dei soggetti che ricompone un gruppo unitario di fogli, distribuiti tra gli Uffizi e l’Albertina di Vienna. Un aspetto, quest’ultimo, più trascurato nelle ricerche degli studiosi del disegno di architettura, ma in realtà da collegare strettamente alle analisi su Giuliano architetto, nonché disegnatore per l’architettura e di architettura. E al proposito commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike D. Schmidt: “il linguaggio a penna di Giuliano non perde di vista la sua forte impronta lineare e grafica, così come le inclinazioni pittoriche (e le reminescenze dei chiaroscuri antichi) nei disegni di figura più tardi dialogano con la sua architettura di superficie e con il gusto particolare per il repertorio di ornato policromo”.

Va ancora detto che una rilevante espressione degli interessi figurativi e collezionistici di Sangallo è fornita dall’esposizione del dipinto con la Madonna con il Bambino, san Giovanni Battista e un angelo della National Gallery di Londra in passato attribuito all’artista: in origine con ogni probabilità faceva infatti parte della collezione privata di Sangallo, il cui nome si legge sull’iscrizione antica apposta sul verso della tavola.

Più in generale va osservato che il recupero delle vicende di uno dei nuclei più significativi e celebri della collezione di disegni architettonici degli Uffizi permette di comprenderne l’eccezionale importanza nel panorama delle collezioni di grafica europee e nordamericane, e rimarca altresì il suo ruolo cruciale nel plasmare i metodi della storiografia e l’immagine stessa dell’architettura rinascimentale.

La mostra a cura, come il catalogo edito da Giunti, di Dario Donetti, Marzia Faietti e Sabine Frommel, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.

L’intervento di Eyke Schmidt

Direttore delle Gallerie degli Uffizi

Giuliano da Sangallo agli Uffizi

L’esposizione Giuliano da Sangallo. Disegni degli Uffizi si inserisce nel contesto di una più vasta ricerca incentrata sui ricchissimi fondi collezionistici di architettura del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Nel passato essi hanno dato luogo ad alcune mostre (Bramante e gli altri. Storia di tre codici e di un collezionista, 2006; Bernardo Buontalenti e Firenze, 1998; Disegni di architetti fiorentini 1540-1640, 1985; L’edificio a pianta centrale, 1984; Disegni di fabbriche brunelleschiane, 1977; Mostra di disegni di Bernardo Buontalenti, 1968), che a loro volta ne preannunciavano altre. Proprio nell’introduzione a Bramante e gli altri, focalizzata sulla nutrita raccolta che gli Uffizi acquistarono nel 1907 da Heinrich von Geymüller, figura cosmopolita di storico dell’arte, architetto e collezionista, Marzia Faietti si riprometteva di riprendere in altra occasione il filo rosso del collezionismo, riportandolo indietro nel tempo, fino alla cospicua collezione di Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546), che, come è noto, raccolse un amplissimo materiale consistente di opere sue; dei membri di famiglia più anziani, coevi e più giovani; dei numerosi aiutanti e collaboratori; dei colleghi, specialmente di quelli che lo affiancarono nell’opera di San Pietro: artisti della statura di Bramante, Raffaello, Fra’ Giocondo, Peruzzi.

Un’altra cospicua sezione del fondo sangallesco degli Uffizi proviene, invece, da Francesco da Sangallo, figlio di Giuliano, che dovette cederne una piccola porzione a Giorgio Vasari: peril tramite di Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt, giungerà a Firenze nel 1798, dopo aver fatto parte della celebre raccolta Mariette. A sua volta, il collezionista e dilettante architetto Niccolò Gaddi, particolarmente vicino a Giovanni Antonio Dosio e a Lodovico Cigoli, acquistò una sezione rilevante della raccolta Sangallo. È all’interno di quel gruppo che va separata la parte giunta, per successive transazioni, a Geymüller, da un altro insieme di disegni passato dai Gaddi ai principi Conti e da questi agli Uffizi non molto dopo il 1777, anno della vendita a Parigi della collezione Conti. Ritroviamo forse questi disegni, almeno parzialmente, nel fondo Giuliano da Sangallo agli Uffizi costituito da sette tomi di fogli di architettura acquistati nel 1778, per conto di Pietro Leopoldo di Lorena, direttamente da Gaspero Pitti Gaddi. Tale acquisizione, peraltro, mostra la sensibilità del Granduca asburgico nei confronti della collezione grafica, che, insieme all’interesse verso i reperti di epoca classica e non solo, si inscriveva nel quadro di un progetto culturale più generale destinato a trasformare la Galleria da collezione medicea a complesso museale moderno, riflesso e insieme fiore all’occhiello della sua politica illuminata finalizzata a porre al centro delle attività del Museo la ricerca e l’educazione.

Infine, già nel 1574 ventuno volumi con disegni di fortezze di Antonio da Sangallo dovevano essere affluiti nelle raccolte medicee, grazie alla donazione che Antonio di Orazio, nipote di Antonio, offriva in una lettera indirizzata a Francesco I. Indubbiamente queste antiche e articolate vicende collezionistiche fanno sì che il nucleo fiorentino dei disegni della famiglia artistica dei Sangallo sia uno dei più rilevanti al mondo, e non solo numericamente.

Era giunto pertanto il momento di focalizzarsi su Giuliano da Sangallo in particolare, autore sul quale Sabine Frommel è ritornata a più riprese dedicandogli inoltre una recente monografia. Le restava ancora da esplorare sistematicamente il fondo dei suoi disegni autografi agli Uffizi, un compito che ha affrontato con tutto l’impegno e la competenza della sua esperienza di ricerca pluriennale sul tema. Per favorire un fecondo dibattito tra diverse generazioni di studiosi, si è pensato poi di invitare, alla preparazione del catalogo e della mostra, Dario Donetti, autore a sua volta di diversi contributi su Giuliano e, in particolare, su Francesco dal Sangallo, cui lo studioso ha dedicato la sua brillante tesi di dottorato. La terza curatrice di questa impresa, Marzia Faietti, ha invece affrontato lo spinoso problema di un’attendibile ricostruzione del corpus di disegni di figura di Giuliano, con riferimento a fogli oggi sciolti ma con ogni probabilità provenienti, almeno in parte, da libri di disegni (in mostra vengono idealmente ricomposte alcune pagine attraverso il prestito di due fogli dell’Albertina a Vienna, legati anche tematicamente a un paio di disegni degli Uffizi). Compito che ha svolto cercando di riportare la questione dal piano della classificazione tassonomica su basi stilistiche, e/o per confronti analogici, a quello di un’indagine filologica e una riflessione di metodo sulla nascita di una prima idea critica di Giuliano disegnatore di composizioni figurative. Un aspetto, quest’ultimo, più trascurato nelle ricerche degli studiosi del disegno di architettura, ma in realtà da collegare strettamente alle analisi su Giuliano architetto, nonché disegnatore per l’architettura e di architettura. Tale aspetto si pone infatti in piena sintonia con l’interpretazione più complessiva dell’architetto, che vorrei sintetizzare con le parole finali del saggio di apertura alle sezioni di mostra di Donetti, dove si scrive che l’architettura di Giuliano è per sua stessa natura graficista e composta per piani astratti, superfici rigate e inserti figurativi, e, ancora, che essa dà forma, più ancora che al processo di costruzione o all’evidenza di logiche tettoniche, all’atto stesso del disegno. Osservazioni che sembrano combaciare perfettamente con la ricostruzione dello stile grafico antiquario di Giuliano nelle composizioni con figure. Esso, come osserva la Faietti, dal punto di vista tecnico si sviluppa a partire dal linguaggio a penna di Domenico Ghirlandaio, che a sua volta rappresentava un passo avanti rispetto all’asciutto ed essenziale sistema segnico, accompagnato da sommarie convenzioni stilistiche e utilizzato almeno fino agli anni Sessanta del Quattrocento nei libri di disegni dedicati ai repertori di antichità. Tuttavia, nonostante le valenze e gli obiettivi estetici più marcati rispetto a quello stile “compendiario” della metà circa del Quattrocento, il linguaggio a penna di Giuliano non perde di vista la sua forte impronta lineare e grafica, così come le inclinazioni pittoriche (e le reminescenze dei chiaroscuri antichi) nei disegni di figura più tardi dialogano con la sua architettura di superficie e con il gusto particolare per il repertorio di ornato policromo.


 

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