Vincenzo Consolo su Angelo Maiorana

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Vincenzo Consolo

Dal Catalogo della mostra di Angelo Maiorana a Cefalù, nel 1982

 

… Oggi, a distanza d’anni, il linguaggio e il mondo di Maiorana si sono ancor più affinati e impreziositi.

In queste tele, le sue esplorazioni verso dimensioni inedite e fantastiche, sono tese fino all’acuto più poetico.

E in questo viaggio, dove si procede per decantazione e assottigliamento, unico viatico possibile è ancora la memoria intrisa di sottili nostalgie. Fra l’intersecarsi di piani e di cerchi, tra fughe di linee ed angoli, i ritmi cromatici ben modulati, le campiture – pause di blu, verdi o rossi, danno alla composizione una lirica armonia che attenua i vibranti e nervosi movimenti dei segni.

Armonia che in più punti si modula, si spiega in canto in certi abbandoni dove riaffiorano squarci di paesaggio, di sepolte infantili visioni: sono dune, colli, isole felici, contro bande di cieli azzurrissimi; sono case, torri, castelli incantati e frananti… Ma, non appena il pittore s’ accorge che la memoria preme ed emerge, si aggruma in figure, rammaricato scrive ; « Tento di unire le figure nello spazio libero ma sempre mi si ingabbiano nella retorica… forse mi conviene abbandonarle definitivamente così come sono e riacciuffarle in segni! ».

Ma, in quello spazio libero, figure o segni, legati o ingabbiati, se la memoria si fa poesia, si fa cioè esplorazione e avventura, niente può farci il rammarico e il proposito contrario del pittore…

Vincenzo Consolo

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