Marco Mainardi: Emilio Mancini

foto ritagliata Emilio Andreinar

Galleria di personaggi empolesi a cura di Marco Mainardi

Emilio Mancini

da: Il Segno di Empoli, n. 26 (lug. 1994)

Il professor Emilio Mancini è l’ospite della seconda puntata della nostra galleria. Empolese puro sangue, nato il 14 ottobre 1883, dopo aver brillantemente portato a termine gli studi superiori ottenne ben presto la laurea in Lettere, titolo che gli valse la nomina a direttore della scuola tecnica di San Miniato. Con il mondo dell’insegnamento l’amore scoppiò a prima vista e fu un sodalizio prodigo di soddisfazioni tanto che i gradini della scala gerarchica furono saliti rapidamente fino a giungere, dopo un periodo trascorso ad Aosta in qualità di Preside, alla poltrona di Provveditore agli Studi a Novara prima e a Lucca poi, sua sede definitiva.

L’importanza degli incarichi ricoperti, la sua vasta cultura. la squisita signorilità, parte fondamentale del suo essere e del suo aspetto, lo portarono a cimentarsi e molto spesso ad eccellere i vari campi. Nazionalista della prima ora, interventista intervenuto, cancelliere e membro del Consiglio direttivo della Misericordia per 6 anni a partire dal maggio 1911. ricevette nel 1909 dall’amico Ferdinando Lami il testimone della direzione del “Piccolo”, incarico che ricoprì fino al 15 gennaio 1911 allorquando cedette “lo scettro” a Virgilio Carboncini.

Proprio sul settimanale empolese fece sfoggio della sua prosa elegante e raffinata, occupandosi in larga parte di recensioni letterarie (curava una rubrica fissa dal titolo “tra libri e riviste”) di politica, di arte, e di storia locale. Fra i suoi “pezzi” più importanti ricordiamo “Empoli nella cerchia antica”, “I numeri Unici”, “Per Francesco Ferrucci”, “Per Ippolito Neri”, “I restauri della Collegiata”, “Dopo il congresso nazionalista”, “Intorno a Renato Fucini” e “Il Piccolo dopo ventanni”, scritto il 22 luglio 1926 per ricordare quello stesso giorno del 1906, quando il giornale empolese si presentò per la prima volta ai suoi lettori. Nascosto molto spesso sotto lo pseudonimo  “Attico”, che sarebbe stato poi ripreso da Mario Bini, “Attico junior”, allargò la sua attività di pubblicista a numerose altre riviste quali “Il Marzocco”, “La Rassegna nazionale”, “Arte e Storia”, “La Nazione” e “Il Nuovo Giornale”. I suoi studi gli valsero inoltre riconoscimenti e nomine in Accademie e Società letterarie.

Ricordiamo l’Accademia empolese di Scienze e Lettere, quella degli Euteleti di San Miniato, la Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti “La Colombaria” di Firenze, quella dei “Sepolti” di Volterra, la Regia Deputazione toscana di Storia Patria, l’Accademia di Sant’Anselmo di Aosta. Dal 1920 fino alla sua morte, avvenuta a Lucca il 6 ottobre 1947, fu infine direttore della “Miscellanea storica della Valdelsa” rivista cui dedicò sempre il massimo impegno come ebbe modo di sottolineare Antonio Marzi nel necrologio scritto in suo onore: “Tu tanto amasti, tu tanto umilmente lavorasti in nome di questa Società; Ti presento le armi e piego, dinanzi alla tua memoria, il gonfalone”.

Da questo breve quadro riassuntivo emerge quindi tutto il valore e lo spessore di Emilio Mancini, personaggio riservato, schivo, incline più al rigore ed alla severità degli studi che non al mero presenzialismo. Forse proprio questo lato del suo carattere e l’assenza di un suo organico lavoro sulla storia empolese, dovuto secondo alcuni alla forzata lontananza dal luogo natio, possono spiegare i motivi per cui oggi non viene ricordato come certo meriterebbe.


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