Roberto Cintelli, il collezionista di vetro verde …

Il vetro verde di Empoli

L’avventura di un collezionista tra passione e ricerca

“Amici dei Musei”, XXVI, nn. 83-84, luglio-dicembre 2000, pp. 156-159

di Silvia Ciappi

La collezione di oggetti di vetro verde di Empoli di Roberto Cintelli, ragioniere appassionato di storia locale, comprende circa 500 pezzi che sintetizzano in modo esauriente la produzione delle locali vetrerie tra il 1930 e il 1970. Cintelli ha iniziato a raccogliere oggetti di vetro verde alla metà degli anni ’70, anche se l’interesse per le testimonianze del ‘900 aveva avuto inizio, qualche anno prima, con la raccolta di giocattoli, di legno e di latta, realizzati tra il 1920 e il 1960. La passione per gli oggetti del passato, spesso d’uso domestico e quotidiano, è nata per caso dopo aver ritrovato, a seguito di un trasloco, un piccolo carro armato con cingoli, dei primi anni ’50, tenero ricordo d’infanzia. Quel giocattolo, pietra miliare e simbolo dell’intera collezione, ha rappresentato la spinta per iniziare a raccogliere oggetti e utensili appartenuti ad un recente trascorso, con l’intento di documentare — spiega il collezionista — in modo palpabile, concreto un periodo del ‘900… le sue consuetudini… quelle di tutti i giorni, dense di affetti e di ritualità domestiche, rimaste pressoché invariate sino alla fine degli anni ’60. Solo allora le repentine trasformazioni della società e un’irrefrenabile frenesia di cambiamento e di novità avevano portato a eliminare molti di quegli oggetti, rimasti in uso, più o meno invariati, per generazioni. L’attenzione del collezionista per i manufatti di vetro è dettata dalla passione ma, soprattutto, da un intento di ricerca, quasi un impegno civico, volto a proteggere la memoria di una produzione che nell’area empolese ha radici profonde e che, per alcuni decenni, ha rappresentato una notevole risorsa economica e occupazionale.

Tenacia, curiosità e caparbia volontà hanno spinto Roberto Cintelli a svolgere una sistematica e ben mirata ricognizione tra mercatini antiquari e robivecchi di tutta Italia, ma soprattutto della Toscana. Liguria, Piemonte e Emilia Romagna, ossia in regioni dove la produzione di vetro ha avuto, sin dall’epoca medievale, un’affinità tipologica con quella toscana. La collezione dimostra anche una non comune conoscenza nei confronti delle vicende delle fornaci toscane, ma anche un costante sforzo di evitare l’accumulo indiscriminato di manufatti insoliti e curiosi, solo perché realizzati con quel materiale. I pezzi raccolti consentono, infatti, di ripercorrere in modo sequenziale e tangibile le diverse fasi produttive delle vetrerie empolesi: dalla quotidianità dei recipienti per contenere il vino, legati all’economia agricola, agli oggetti per uso ornamentale e decorativo, realizzati a partire dagli anni ’30 e riproposti negli anni ’50-’60.

La raccolta si articola in tre sezioni che corrispondono alle altrettante categorie produttive del vetro verde empolese: utensili per uso comune, sa­nitari e oggetti decorativi. La prima sezione, quantitativamente più numerosa, comprende contenitori e strumenti per l’imbottigliamento del vino e dell’olio, fiaschi di varia forma e grandezza, damigiane, levaolio, ampolle e fìaschetti da olio, imbuti, canne per vino, bollitori per botti, ossia tutti prodotti dotati di una specifica funzione nel settore vitivinicolo (fig. 1). Le fornaci di Empoli, utilizzando il consueto vetro verde, realizzavano anche bottiglie da vino, da acqua, da liquore e, sino agli anni ’40, la caratteristica bottiglietta per la gazzosa, munita di una strozzatura al collo e di una pallina di vetro per permettere la fuoriuscita del gas (fig. 3).

La popolarità di quella bottiglia è paragonabile a quella della “Coca Cola”, di cui Cintelli conserva un raro esemplare degli anni ’50, realizzato, in vetro verde chiaro, dalla vetreria Vitrum di Empoli.

Recentemente la collezione si è arricchita di alcuni strumenti per uso sanitario di notevole valore storico-documentario, oggi rari e obsoleti, ma che, un tempo, erano comuni nelle corsie ospedaliere. Si tratta di vasi per enteroclisma, orinali per uomo, donna e per uso pediatrico e biberon, realizzati in una tonalità più chiara di verde per vedere in trasparenza il contenuto organico o medicamentoso (fig. 2).

La produzione di oggetti per la tavola, piatti, bicchieri, coppe, set da olio e aceto, e di vasi per uso decorativo caratterizza, a partire dalla fine degli anni ’20, il campionario della Ve­treria E. Taddei & C. e della Vetreria Etrusca di Empoli. Questi utensili, se pur minimi rispetto alla grande quan­tità di fiaschi e di damigiane, era affidata a pochi abili maestri vetrai e rispondeva a pieno alle esi­genze estetiche dell’epoca. S’intendeva, infatti, dar vita a uno stile funzionale ed esteticamente valido, capace di utilizzare antichi materiali “po­veri”, come il vetro verde, per creare oggetti so­lidi, lineari, privi di eccessive decorazioni ed ele­ganti nella loro semplicità (fig. 4). La realizza­zione di oggetti per la tavola, di soprammobili e di piccole sculture a soggetto animale, divenne presto l’emblema dell’inventiva di quell’italico artigianato scelto, secondo un’espressione dei tempi, capace di sintetizzare tradizione e nuove tendenze di gusto.

La collezione empolese dedica inoltre particolare attenzione agli oggetti realizzati in vetro verde negli anni ’50, testimoni del cambiamento e delle contraddizioni di quell’epoca, in biblico tra la riproposta, più o meno identica, della produzione anteguerra e lo slancio verso un totale rinnovamento, suggerito dalla brusca evoluzione della società e da nuovi modelli di stile e di vita cui far riferimento. Giunti alla fine degli anni ’60 i tentativi di rinnovare la produzione del ve­tro verde diventarono goffi: da un lato si tentava, se pur con poco convincimento, di imitare le forme lineari e un po’ aset­tiche del design nordico, dall’altro si ricorreva all’inesauribile risorsa delle tipologie rinascimentali, o pseudo tali.

L’epoca e la gloria del vetro verde volgevano ormai verso un rapido, inarrestabile declino, tanto che, alla fine degli anni ’60, prevalse l’uso del vetro colorato, certo meno affascinate e intrigante, ma in grado di assecondare la moda e le richieste popolari.

Ampolla da ghiaccio

Fig. 1 – Fiasco da ghiaccio Vetrerie Empolesi

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Fig. 2 – Orinale da donna. Vetrerie empolesi. Anni ’40 (h. cm 17). Empoli, collezione Roberto Cintelli (Foto Niccolò Orsi Battaglini, Firenze)

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Fig. 3 – Bottiglia per gazzosa. Vetreria A. Del Vivo Pontassieve, Empoli-Pontassieve. Anni ’30 (h. cm 20).

Empoli, collezione Roberto Cintelli (Foto Niccolò Orsi Battaglini, Firenze)


Bibliografia essenziale

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S. Ciappi,  Il vetro d’uso comune in Toscana dal 1750 al 1950, in Il vetro dall’antichità all’età contemporanea; S. Viti, Il vetro artistico a Empoli nel XX secolo. Il fenomeno Taddei, in Atti della I Giornata Nazionale di Stu­dio (Venezia, 2 dicembre 1995) a cura di G. Meconcelli Notarianni, D. Ferrari, in “I Quaderni del Giornale Economico”, 5, 1996, pp. 83-86; 97-101.

S. Ciappi, Il vetro d’uso comune tra Empoli e Montelupo Fiorentino. Tradi­zione e attualità, in Il vetro dall’antichità all’età contemporanea: aspetti tecnologici, funzionali e commerciali. Atti delle 2° Giornate Nazionali di Studio AIHV-Comitato Nazionale Italiano (Milano, 14-5 dicembre 1996), Milano 1998, pp. 275-282.

S. Ciappi, S. Viti Pagni (cur.), Le vie del vetro: per una storia tra Valdelsa e Valdarno, Atti dell’incontro di studio (Empoli, 10 maggio 1997), Firenze 1998.

Il vetro in Toscana. Strutture Prodotti Immagini (secc. XIII-XX), a cura di S. Ciappi, A. Laghi, M. Mendera, D. Stiaffini, Poggibonsi 1995.

A. Laghi, La produzione della vetreria Taddei di Empoli. Immagini, oggetti, e pubblicità a confronto, in Il vetro in Toscana, 1995 pp. 132-142.

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