Walfredo Siemoni, Giovanni Marchetti collezionista e connoisseur

Walfredo Siemoni

Walfredo Siemoni in una recente conferenza

Molti anni fa, nel 1990 per l’esattezza, eseguendo una ricerca commissionata da monsignor Giovanni Cavini sulla Collegiata di sant’Andrea, in occasione del primo, sistematico, spoglio dei materiali raccolti presso tale archivio, mi imbattei in un’interessante notizia riguardante le ultime volontà di Giovanni Marchetti, arcivescovo di Ancira, in seguito pubblicata in una breve nota sul Segno di Empoli (1). Il lungo ricordo, datato 23 novembre 1829 e pertanto a pochi giorni dalla scomparsa del prelato, è contenuto nelle deliberazioni del Capitolo di sant’Andrea, beneficiario della donazione dell’intera raccolta libraria del Marchetti, il quale in una postilla ricorda “il mio quadro di Michel Angelo da Caravaggio rappresentante san Giovanni Battista che predica nel deserto, (che) dovrà collocarsi di prospetto nella prima stanza sopra gli scaffali dei libri, per segno e supplica della Sua special protezione del luogo che ne prenderà anche il nome e si chiamerà la Libreria di san Giovanni Battista, unendo così la memoria eziandio dell’offerta e dell’omonimo fondatore. Il luogo prescelto era il da poco soppresso convento dei fiati agostiniani e, più precisamente, il vasto refettorio decorato non molto tempo prima da Alessandro Masini.

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